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           Prefazione

 

La poesia di Filippo Giuseppe Pitrella è espressione genuina del suo percepire e sentire profondamente la vita nelle molteplici manifestazioni.

Nella sua visione poetica domina la spontaneità e si assiste al dilagare di un flusso d’emozioni e pensieri, riportati in componimenti che adottano il verso libero e lasciano spazio alla pulsione creativa e all’impulso lirico come a non voler porre limiti a questa espansione.

La colonna portante della presente silloge può essere individuata nella concezione dell’amore nel suo significato più profondo, nella sua essenza autentica, vera e pura.

Ecco allora che ben si comprende il senso di vuoto che attanaglia a causa dell’assenza della persona amata, della figura femminile di Silvia:

  Lei è la sua vita, “unica ragione di vita”.

Lei regala la luce con la sua bellezza e la sua dolcezza. Lei è “l’unica donna che ama”   ed è “sempre nei suoi pensieri, nei suoi sogni”.

Il suo slancio amoroso deflagra in innumerevoli vibrazioni: il fuoco dell’amore “brucia” nel suo cuore, brucia nella sua anima e, ogni istante, non desidera altro che pensare alla donna amata con tutto il suo cuore, con tutto il suo ardore.

Le sue parole esprimono un profondo bisogno d’amore, che diventa necessità vitale, come afferma e si evince in alcune poesie:

il vuoto che sente dentro il cuore deve essere colmato dall’amore di una donna, deve sentire palpitare il cuore.

Nei giorni della vita, al contrario, si devono fare i conti con la sofferta solitudine, con la malinconia che assale: a volte, capita di sentirsi “sperduto” tra la gente, in preda a paure e timori che nascono dal travaglio interiore.

Vivere non è facile e bisogna fare appello alla nostra forza, al nostro coraggio per combattere “l’oscurità della vita”,       le contraddizioni dell’esistere, le delusioni e le tristezze, fino a non dover più dire “com’è triste la vita”, anche se la donna amata “ha chiuso la porta e non è tornata più”; e, ancor più desolatamente, “non c’è donna che mi sappia amare” come nella poesia: “Non c’è donna”.

La soluzione a queste confessioni che rattristano viene data dallo stesso Filippo Giuseppe Pitrella quando afferma che “la vita è amare gli altri”: ecco la pienezza della vita ed il recupero del senso di bontà che abbonda nel suo animo e lo conduce sulla via della salvazione, della luce amorevole che diventa fondamentale per ritrovare la pace interiore, la quiete dell’animo.

Filippo Giuseppe Pitrella grida il suo amore e la “voce del cuore” alimenta la sua poesia, costantemente e profondamente.

La miscela lirica cerca di superare la sensazione che lo fa sentire “soffocato dal senso di questa vita assurda”, come a sentirsi travolto dal destino in una vita che “corre veloce” e con la consapevolezza che

  “il tempo passato non tornerà più”.

V’è da sottolineare, infine, che Filippo Giuseppe Pitrella spazia in altre tematiche e, in primo luogo, si lancia in una critica alla società moderna e alle contraddizioni dell’Uomo; in seconda istanza, affronta la tragedia della guerra, la problematica dell’eutanasia e, ancora, la sofferta condizione di una parte dell’umanità.

Nonostante alcuni riferimenti che riconducono ad una sofferente visione e al senso d’inquietudine che serpeggia in alcune riflessioni, Filippo Giuseppe Pitrella vuole offrire un segno di speranza, un senso d’intima comunione spirituale.

In fin dei conti, è proprio l’amore che si diffonde nella sua poesia, la avvolge e la conduce verso la visione luminosa e, poi, alimenta la volontà sognante, la propensione al sogno, quasi a ricercare il senso d’una rivelazione che affranchi dalle sofferenze e dalla solitudine.

                                                                                Massimiliano Del Duca

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                     PREFAZIONE

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Etimologicamente il sostantivo evento sta a

significare: venuto fuori e, singolarmente,

in questo libro dove l’autore lo adopera nel

senso figurato di lieto «evento», cioè nascita,

il titolo si impadronisce della trama, tanto

che da questo lieto evento, con una

concatenazione di casualità, si snodano una

serie di avvenimenti che precedono e seguono

la venuta al mondo della piccola Veronica.

I coniugi Velone, una coppia come tante nel

nostro piccolo mondo borghese, vive le ansie,

le aspettative e i piccoli e grandi drammi legati

alla nascita della loro primogenita.

Intorno a questa coppia ruotano altri

personaggi che fanno parte della vita di ognuno

di noi: i genitori di lei, i genitori di lui, i colleghi

di lavoro, la cameriera, gli amici, donne solitarie,

tutti accomunati da quella che è una delle più

grandi paure dei nostri giorni: la solitudine, e

dal bisogno di accaparrarsi un affetto che niente

e nessuno possa toglierci; ed è in nome di questa

paura che prima viene travolto Marco, e poi a

poco a poco anche Monica e, per un verso o per

un altro, anche tutti gli altri  personaggi.

Ma il salvarsi da questa paura non avviene

attraverso i piaceri di una vita giocata solo sul

facile sesso, bisogna intraprendere la via forse

più difficile e senz’altro

più faticosa dell’amore, e così alla fine è

questo sentimento che trova la soluzione;

la piccola Veronica viene vista per quello che

realmente è: il frutto del desiderio e dell’amore.

Con la corsa in automobile verso casa, Marco

ritrova la strada smarrita del suo cuore e

conclude il suo «evento» tra le braccia di Monica,

chesi rende conto che la «sua» paura di solitudine

può acquietarsi solo tra le braccia del «suo» uomo,

il padre di sua figlia.

Vi sono in questo testo vari spunti di riflessione,

che lo rendono per i lettori quasi un messaggio

che va al di là della facile trama.

                                                          Rita De Santis Selmi

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               PREFAZIONE

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Nella silloge di poesie, dal titolo “Alibi d’Aureo”, la visione

lirica di Filippo Giuseppe Pitrella riconduce ad un sofferto

intenso travaglio per la perdita della donna amata ed

alimenta l’universo emozionale che rende appieno il drammatico

e lacerante rapporto sentimentale nelle sue molteplici sfaccettature.

​

La poesia di Filippo Giuseppe Pitrella è ammantata di

una sorta di cantabilità dalla quale deriva la facile lettura

e, a volte, pare di leggere i testi di canzoni odierne, con le

reiterazioni ed il tono discorsivo:        alcuni versi rimandano,

indubbiamente, a frammenti di canzoni di baglioniana memoria

e ad altre strofe di cantabili motivetti melodici.

Il processo lirico è dinamico ed emerge con tutta la sua

forza in alcuni componimenti che comprendono profonde

manifestazioni dell’animo, quasi ad incarnare un dialogo

interiore che sfocia in un flusso continuo di sensazioni,

pensieri e riflessioni.

Non v’è dubbio che la semplicità d’espressione e la genuinità

dell’intenzione che la sostiene contraddistinguano la

struttura lirica: il cuore è sincero e l’animo è limpido.

L’uragano sentimentale si scatena nel suo cuore, che si

strazia per l’assenza della donna amata quando la simbolica

“alba”, con la sua nuova luce, riporta alla mente i ricordi

del “suo fascino splendente”, dei momenti vissuti insieme e

del calore del suo corpo: durante questo recupero memoriale

domina il senso d’impotenza davanti alla tremenda perdita

dell’amore, che diventa “perdita” della propria anima e

la tristezza invade l’animo mentre “lacrime d’amore” scendono

copiose ed inondano l’intera visione poetica.

Le evidenze dell’amore immenso sono percepibili in ogni

parola perché Lei è il “suo” amore, Lei è la sua “stella”, il

suo dolce “fiore d’amore”, Lei è “parte del suo corpo” in una

unione che si fa fusione totale nel sogno d’amore “che non

può avere fine”: o, quanto meno, non dovrebbe avere fine.

La lontananza della donna amata, ormai “ombra” raminga

nella sua mente, diventa lacerazione dell’animo capace

di far crollare le certezze e inabissare nel baratro della disperazione:

la sofferenza rende vulnerabile alla minima

emozione; diventa difficile resistere alla voglia di “abbracciarla

e far l’amore”; capita di sentire continuamente il “cuore

in gola”, manca il respiro ed il sorriso è ormai “spento”.

La crisi esistenziale sentimentale è devastante e le emozioni

soffocano il cuore quando ripensa ai giorni vissuti insieme

a lei ed, ora, è desolante lasciar scivolare via i ricordi

pervasi dal “dolor d’amore” e dal senso d’abbandono nonostante

la nascita d’un figlio.

Il senso d’amarezza accentua la condizione di solitudine,

quel sentirsi “solo e stanco”, uomo che è fantasma di se

stesso, che “non desidera più volare ma morire”: ecco allora

che emerge la consapevolezza di combattere la “vita infame”,

di intraprendere un nuovo cammino “  verso un futuro

pieno di speranze e d’amore”, quasi a tornare ad assaporare

le gioie della vita con il desiderio di liberarsi dall’“angoscia

inutile”, generata dal semplice ricordo della donna

amata che ormai è lontana e, finalmente, dimenticarla per

ritrovare se stesso.

La vita è una fitta rete di grandi e piccole gioie, di tristezze

e malinconie, un cammino impervio che però regala

attimi di felicità e, dopo le tempeste sentimentali che fan

bruciare d’amore l’anima e le angosce che soffocano il cuore,

v’è sempre la visione della via salvifica che offre la fondamentale

considerazione: non si deve mai chiudere la porta

alla vita.

Non a caso, la seconda parte del libro contiene alcuni aforismi

e pensieri che diventano simboliche riflessioni, sovente,

collegate all’esperienza esistenziale vissuta.

La rivelazione offerta dal Tempo è più importante delle

semplici “cose” umane che, inevitabilmente, svaniscono e si

sgretolano, difficilmente regalano risposte oracolari e trascendono

la limitante condizione dell’Uomo: purtroppo non

si può tornare indietro e l’unica cosa da fare è tendere al

traguardo d’una nuova vita che sia luminosa.

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                                                               Massimiliano Del Duca

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              "  Al mio migliore amico Adamo Paradies
        con affetto e simpatia e amico di tante avventure
               di cui ha fatto la differenza oltremodo. "

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